Antonio Meucci

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Antonio Meucci, 1808 - 1889 (Archivio storico Telecom Italia)
Antonio Meucci, 1808 - 1889 (Archivio storico Telecom Italia)

Biografia

Antonio Meucci (1808-1889)

Antonio Meucci, nato a Firenze il 13 aprile 1808, iniziò gli studi superiori nel 1821, all’età di 13 anni, presso l’Accademia di Belle Arti dove poté studiare Chimica e Meccanica e, attraverso quest’ultima, acquisire conoscenze di Fisica ed Elettrologia. Tra le sue prime esperienze di lavoro vi fu quella di assistente macchinista del Teatro della Pergola, dove si mise in evidenza per la costruzione di un “telefono acustico” per permettere le comunicazioni tra il palcoscenico e il personale del piano superiore. Espatriato a Cuba nel 1835 insieme a sua moglie Ester Mochi per sottrarsi alla persecuzione politica - Meucci aveva partecipato tra il 1833 e il 1834 ai moti per l’unità italiana - si stabilì a L’Avana, dove resterà fino al 1850 e lavorerà come sovrintendente tecnico del Gran Teatro de Tacón. Fu proprio durante la permanenza nella capitale che, nel 1849, Meucci sperimentò per la prima volta la trasmissione della parola per mezzo dell’elettricità, arrivando così a concepire un primo sistema di comunicazione telefonica. Trasferitosi nel 1950 a New York, Meucci si stabilì definitivamente con la sua famiglia a Clifton, un quartiere di Staten Island, dove abiterà per il resto della sua vita. Qui riuscì ad avviare un’impresa per la produzione di candele steariche, basata su un procedimento da lui stesso ideato. Durante la sua permanenza a Clifton, la casa e la piccola fabbrica di Meucci furono un punto di riferimento per i tanti esuli italiani riparati in America dopo aver combattuto nelle guerre d’indipendenza; tra questi, anche Giuseppe Garibaldi che fu ospite di Meucci per quattro anni, tra il 1850 e il 1854. Proprio nel 1854 Meucci riuscì a mettere a punto, all’interno della sua abitazione, un piccolo collegamento telefonico, definito Teletrofono, che metteva in comunicazione la camera da letto della moglie, costretta a letto da una grave infermità, e altri locali della casa e del suo laboratorio. Accanto alla sua attività di produttore di candele, infatti, Meucci non abbandonò mai la ricerca scientifica nel campo dell’elettricità e della trasmissione della voce per mezzo di essa. Gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta dell’Ottocento, infatti, furono i più fecondi per l’inventore italiano: in questo periodo egli sperimentò e sviluppò diverse decine di modelli di comunicazione telefonica, fino ad arrivare tra il 1864 e il 1865 a risolvere il problema del diaframma, la cui corretta vibrazione era essenziale per permettere la trasmissione vocale a distanza. Caduto nel frattempo in una situazione di grave difficoltà economica e rimasto infermo in seguito a un incidente, Meucci continuò a impegnarsi per provare a concretizzare la sua invenzione. Dopo aver fondato con altri soci italiani la Telettrofono Company, un’esperienza che ebbe breve durata, alla fine del 1871 riuscì finalmente a depositare il caveat n. 3335 (un brevetto preliminare), presso l’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti; intitolato Sound Telegraph, il caveat conteneva la descrizione, in sintesi, della sua invenzione del telefono. Per più di un secolo il primato di quell’invenzione non gli sarà mai attribuito e resterà appannaggio dell’altro grande pioniere della comunicazione telefonica, Alexander Graham Bell, che depositò il brevetto del telefono solo quattro anni più tardi, nel 1876, due anni dopo la decadenza di quello di Meucci, che non riuscì a rinnovare per mancanza di fondi. Antonio Meucci morì a Clifton il 18 ottobre 1889.


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Qui comincia l'avventura: il telegrafo parlante

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