Guglielmo Reiss Romoli

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Gugliemo Reiss Romoli (Archivio storico Telecom Italia)
Gugliemo Reiss Romoli (Archivio storico Telecom Italia)

Biografia

Guglielmo Reiss Romoli (1895-1961)

Nato nel 1895 a Trieste, all’epoca ancora parte dell’impero austro-ungarico, figlio di un commerciante tedesco di origine ebraica, nel 1913 intraprese gli studi giuridici presso l’Università di Padova. Nel 1915, allo scoppio della guerra, rifiutò di arruolarsi nell’esercito austriaco e combattè come volontario insieme a numerosi coetanei riparati in Italia nel 1° Reggimento granatieri di Sardegna. Nel dopoguerra lavorò per la Banca Italiana di Sconto, per la Banca Nazionale di Credito e successivamente entrò a far parte della Direzione della Banca Commerciale Italiana; su incarico di quest'ultima fu impegnato all’inizio degli anni Trenta nel delicato compito di salvare la società Italgas di Torino riuscendo a portarne a termine il risanamento finanziario. Assunto come esperto tecnico-finanziario dalla Sofindit (Società Finanziaria Industriale Italiana), nel 1933 si occupò della riorganizzazione e del salvataggio delle società telefoniche Stipel, Telve, Timo, in quel momento controllate dalla Sip idroelettrica, gettando le basi per la nascita della Stet - Società torinese esercizi telefonici, la finanziaria dell’Iri per la gestione del settore telefonico. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1935 per assumere la carica di direttore della sede di New York della Banca Commerciale Italiana, nel 1941, in seguito alla dichiarazione di guerra tra Italia e Usa subì l’internamento a Ellis Island. Nel 1942 riuscì a rientrare in Italia, sottovalutando le leggi razziali; l’internamento e la deportazione gli furono però evitati grazie a una salda rete di amicizie e al coraggioso intervento di un sacerdote cattolico. Nel 1946 diventò Direttore Generale della Stet, incarico che mantenne fino al 1961, anno della sua morte, affermandosi come la figura più rappresentativa della telefonia italiana. Sotto la sua guida la Stet aumentò periodicamente capitale sociale e base azionaria, passando dai 4.500 soci del 1948 ai quasi 60.000 nel 1961. Sviluppò inoltre un processo d’integrazione verticale, espandendo le attività oltre il tradizionale segmento dei servizi telefonici, con l’incorporazione di numerose società operanti nel campo della produzione manifatturiera, tra cui la Siemens di Milano, la più importante azienda produttrice di apparecchi e apparati telefonici. Inoltre alla fine degli anni Cinquanta entrarono a far parte della Stet anche le società concessionarie Teti e Set. Impegnato in attività assistenziali e filantropiche e sempre legato alla sua terra d’origine, fu tra l’altro presidente dell’Opera per l’Assistenza ai profughi Giuliani e Dalmati. Alla sua morte, Luigi Einaudi, sulle pagine del «Corriere della Sera», lo volle ricordare come “uno dei pochi taciturni autori di quello che si chiama “miracolo italiano”, miracolo che da sé non accade, se non ci sono gli uomini, grandi o piccoli, i quali lo fanno capitare”.

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Il dopoguerra

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