31 - Favole heroiche
print this pageSi tratta della traduzione italiana delle Fables héroïques, comprenant les veritables maximes de la Politique et de la Morale représentées par plusieurs figures en taille-douce di Audin, uscito a Parigi nel 1648.
L’opera, in 12°, è suddivisa in due volumi, il primo dei quali presenta un’antiporta figurata incisa da Ludovico David su disegno di Antonio Zanchi (mm 124 x 63; "Antonio Zanchi In / L. David F 1666").
Il frontespizio tipografico, con cornice, è composto da 18 righe e realizzato con caratteri di diversa tipologia e dimensioni, in basso la marca di Giovanni Giacomo Hertz.
L’illustrazione dell’antiporta mostra il centauro Chirone che, appoggiata la cetra, racconta a un giovanissimo Achille delle favole (quelle dello stesso Audin?). Anche l’aquila sul ramo non sa resistere al fascino del racconto.
Pur all’interno di un segno grafico semplificato, (si tratta infatti di un’edizione di basso profilo e di poco prezzo - basti l’analisi del formato e della carta), David si mostra incisore di buon livello, soprattutto se confrontato con altri concorrenti attivi a Venezia negli stessi anni, come si evince dalla vivida espressività del volto senile di Chirone giocato su pochi, essenziali tratti.
Allo stesso artista si devono le vignette (ogni esemplare numerato presenta l’iscrizione “David fec”) che accompagnano i racconti (una per ciascuna favola, trenta per ogni volume). Si tratta di scene eseguite in modo ancora più sommario rispetto all’antiporta con un essenziale tratteggio a definire le ombre. Tutte le vignette ricalcano con pochissime varianti quelle realizzate da François Chauveau (1613-1676) per l’edizione francese delle favole di Audin, secondo una prassi che si ritrova anche in altre opere illustrate dal pittore negli stessi anni. In alcune immagini David si limita a copiare i prototipi, semplificando la composizione e tagliandone una parte sul bordo sinistro, in modo da adeguare il formato rettangolare dei modelli a quello, quadrato, dell’edizione pubblicata a Venezia.
Durante il suo soggiorno veneziano David fu particolarmente attivo per l’editoria veneziana, impegno con il quale, probabilmente, provava a compensare la sua scarsa fortuna di pittore storico a Venezia (ebbe infatti poche commissioni di un certo impegno), nonostante il favore di alcuni personaggi illustri e il gradimento di letterati come Antonio Lupis.
Come rilevato da Favilla e Rugolo, da un punto di vista strettamente documentario, la data 1666 apposta sull’antiporta acquista un significativo risalto, dal momento che consente di anticipare, se pure di poco, l’arrivo a Venezia del pittore di Lugano, tradizionalmente collocato dagli studi nel 1667.