30 - Poesis sacra, et prophana
print this pagePietro Conti (Roma 1626-1696) nel 1661 entrò nel convento di Sant’Agostino ad Ancona. Intrapresa la carriera di docente, insegnò nei ginnasi di Perugia, Venezia, Padova e Roma e all’Università di Macerata, dove assunse la cattedra di teologia scolastica.
Nel 1660 compose questo trattato, (Poesis sacra, et prophana, ex omnigena metrorum amoenitate conflata, nouemque in Musas distincta) una raccolta di epigrammi suddivisi in otto capitoli, ognuno intitolato a una Musa e dedicato a un personaggio importante. Il volume fu pubblicato a Venezia da Francesco Valvasense (notizie 1640-1689 ca.), lo stampatore ufficiale degli Incogniti che nel 1648 venne imprigionato e processato dal Santo Uffizio per reati di stampa.
L’antiporta del volume (mm 220 x 152) è interamente incisa a bulino da Giacomo Piccini che firma la tavola “Jac Piccino sculpsit Venetijs”.
Vi è raffigurata un’estrosa allegoria della Supremazia della Sapienza sull’Ignoranza. Apollo, giovane e splendente, è raffigurato in trionfo su di un gruppo di figure incatenate: è nudo, sul capo porta una corona d’alloro, riconoscimento dei suoi talenti artistici, e suona il violino, suo attributo in quanto dio della musica, della poesia e musagète, su cui compare la scritta “DISCORDIA CONCORS” ovvero “Concordia nel contrasto”.
La figura sul cui capo il dio appoggia il piede destro è la Bugia, raffigurata come una donna giovane ma brutta, con il seno avvizzito e una veste cosparsa di lingue e maschere dalle diverse espressioni: la veste è elaborata perché “con l’arte sua ella s’industria di dare ad intendere le cose che non sono” e per dimostrare la sua volontà di dare “diversa apparenza di essere à tutte le cose” (Ripa 1645).
La figura di spalle anguicrinita è l’Invidia, raffigurata come una vecchia che sta divorando il proprio cuore, su cui compare l’iscrizione “Rumpatur Quisquis Rumpitur Invidia” tratta da Marziale, Epigr. I, 9, 97 ("Che bruci chiunque brucia d’invidia").
Apollo siede sul capo di una figura con la testa d’asino e il seno avvizzito, è l’Ignoranza di tutte le cose: l’asino guarda per terra “perché al Sole della virtù non s’alza mai l’occhio de gli ignoranti” (Ripa 1645).
La quarta figura potrebbe raffigurare la Maledicenza, anch’essa con il seno avvizzito, una serpe che le esce dalla bocca ed in mano una fiaccola accesa. La catena è trascinata da un essere mostruoso monocolo che sputa fuoco, dalle fattezze semiumane ma con il collo, il capo, la coda e le gambe ferine. Sul suo capo è appollaiata un’aquila con il piumaggio a scacchi e coronata d’alloro, intenta a beccarlo, mentre in groppa ha un angioletto che regge un cartiglio con il motto “Pellit Sapientia Fraudes” ovvero la “Sapienza caccia la frode”.
Il tema della Supremazia della Sapienza sull’Ignoranza era molto sentito dai membri dell’Accademia degli Incogniti, come testimoniano il nome stesso, il motto “Ex ignoto notus” e l’impresa dell’associazione, con il Nilo che scende da un monte per gettarsi nel Mediterraneo.
Nel frontespizio tipografico compare la marca xilografica dell’editore Francesco Valvasense. All’interno di un ovale circondato da un ricco fregio si vede la figura della Pace, allegoricamente raffigurata come una donna seduta accanto a una colonna, che regge nella destra un caduceo e nella sinistra una cornucopia e una face rovesciata. La “cornucopia significa l’abbondanza, madre e figliola della pace”, la torcia accesa è simbolo d’ira, ma essendo rovesciata è simbolo di amore e pace. Si tratta di una delle più frequenti marche rinascimentali, invocazione alla pace e alla concordia senza le quali le arti non possono prosperare. La pace, infatti, con la tranquillità degli animi favorisce lo sviluppo delle arti cittadine e, quindi, anche della tipografia. All’interno della cornice è inscritto il motto “OMNEM SEN-SUM EXUPERAT” (tratta dalla lettera di S. Paolo ai Filippesi 4, 7-17: la pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori). Il fregio è decorato agli angoli da quattro figure femminili accompagnate da motti rivolti alla Pace che, “assieme alla tranquillità”, è “frutto di un patto”, “garanzia di tregua” e “fondamento dell’amicizia” .