19 - Veduta del Tevere con il Porto di Ripetta dal Porto della Legna

Veduta del Tevere con il Porto di Ripetta dal Porto della Legnazoom
Veduta del Tevere con il Porto di Ripetta dal Porto della Legna

Sanguigna, penna, inchiostro e matita su diversi fogli di carta quadrettata a sanguigna, numerata in alto da 3 a 25 e, in basso, da 1 a 22, e trasferita su un supporto di tela azzurra, 244 x 977 mm
Al retro sulla tela azzurra il n. 600
BNCR: Disegni 3, III, 16

Su questo, così come su altri disegni preparatori, Gaspar van Wittel ha lasciato diverse scritte in olandese, appunti destinati alla successiva realizzazione dei dipinti. A sinistra nel cielo una scritta solo in parte decifrata: […] rood, la prima parola è illeggibile e questa si riferisce al colore rosso. Sulla facciata di una casa che segue il lungo edificio del Collegio Clementino si legge: Gra[uw] che, abbreviato, indica il colore grigio; su un’altra casa, confinante con questa, la solita lettera w che indica il colore bianco. Nell’edificio che spunta tra i cipressi di Villa Altoviti, sull’altra riva, si legge la parola blint da tradurre con cieco. Il numero 9, riferito probabilmente ad una misura, è scritto sulla facciata del Palazzo Vaticano.

Il disegno, di grande qualità, è consumato dall’uso. Potrebbe essere mancante di uno dei fogli, il primo, poiché la numerazione della quadrettatura in alto comincia dal numero 3. Rispetto alle versioni dipinte note manca infatti il primo piano, cioè il vero e proprio Porto della Legna.

La veduta è presa nei pressi del Porto, che si trovava a metà circa della strada di Ripetta, in corrispondenza della chiesa tuttora esistente di Santa Maria di Porta Paradisi, all’altezza dell’Ospedale di San Giacomo, poche decine di metri più a monte del Porto di Ripetta. Quest’ultimo, presente nel disegno in primo piano a sinistra con le barche ancorate, appare com’era prima dei lavori commissionati nel 1703 da Clemente XI Albani ad Alessandro Specchi per la sua nuova sistemazione, terminata nel 1706. Il Porto di Ripetta, com’è noto, fu distrutto nel 1890.

Il primo monumento che si distingue all’orizzonte è la cupola ribassata del Pantheon; sul Tevere si affaccia poi il lungo edificio del Collegio Clementino con la caratteristica torretta dietro la quale si innalza la cupola di Sant’Agnese in Agone. Dopo il Clementino si vedono l’altana di Palazzo Altemps e il campanile appuntito di Santa Maria dell’Anima. Lungo il fiume le case di Tor di Nona, poi la cupola della Chiesa Nuova. In alto sul Gianicolo si distingue bene la sagoma di Villa Lante. Sulla riva destra il recinto e il portale di Villa Altoviti il cui edificio è circondato da cespugli e cipressi. Dietro, la mole del Castel Sant’Angelo e la basilica di San Pietro con i Palazzi Vaticani. L’area verde che li circonda e raggiunge i Borghi è quella, distrutta alla fine dell’Ottocento, dei cosiddetti Prati di Castello.

Da questo disegno Gaspar van Wittel trasse almeno sei vedute, tutte diverse tra loro ed una sola datata 1685, la tempera conservata a Palazzo Pitti a Firenze. Il disegno preparatorio risale comunque ai primissimi anni ottanta del Seicento quando Van Wittel, durante la realizzazione del progetto grafico e in vista dell’esecuzione di vedute a tempera e ad olio, prendeva numerosi appunti nella sua lingua originaria.