16 - La fontana dei Fiumi a piazza Navona

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La fontana dei Fiumi a piazza Navona

Penna, inchiostro, matita, acquerello grigio su diversi fogli di carta quadrettata a penna e trasferita su un supporto di tela azzurra, 386 x 656 mm
Al retro sulla tela azzurra il n.537
BNCR: Disegni 3, III, 13

Questo disegno, così come l’altro con l’intera Veduta di piazza Navona (Dis. 3, III, 1), è sicuramente da riferire ai primi anni ottanta del Seicento, quando Gaspar van Wittel, da poco a Roma, visitava la città e prendeva appunti sui luoghi più significativi. Quasi tutti i disegni di soggetto romano recano numerose scritte autografe dell’autore nella sua lingua e questa Fontana dei Fiumi non fa eccezione. Numerose sono infatti le annotazioni in olandese segnate a penna dall’artista sulle facciate dei due palazzi e si riferiscono per lo più ai colori da usare e ai materiali delle finestre o delle pareti. Non tutte le scritte sono decifrabili. Compare anche qui la lettera w che si riferisce al colore bianco della parete. Alla base dell’obelisco si legge dit moet hoger sijn che vuol dire questo dovrebbe essere più alto. Sulla  finestra del palazzo a sinistra, in alto, si legge grauwe geback steen che vuol dire mattoni grigi. In mezzo alla finestra wens che sta per finestra. Sulla finestra stessa geelagtig ossia giallastro. In alto sulla stessa casa gebakes ossia mattoni e accanto un’altra parola incomprensibile, forse lsaen. Sul palazzo a destra di fronte alla fontana brüin gewerfthoute che vuol dire legno verniciato marrone.

Il disegno è di grande qualità e si direbbe che l’autore si fosse molto esercitato per eseguire con cura le statue dei fiumi. La grandiosa opera di Gian Lorenzo Bernini, commissionata da Innocenzo X Pamphilj, era relativamente recente poiché era stata eretta nel 1651, poco più di vent’anni prima dell’arrivo di Gaspar a Roma.

Nonostante il disegno sia quadrettato e quindi pronto per una riproduzione su larga scala, in realtà non conosciamo un dipinto che abbia la Fontana dei Fiumi come unico soggetto. Possiamo invece supporre che il pittore se ne sia servito come ulteriore studio per la grande versione della Veduta di piazza Navona, ora in collezione Thyssen, che misura più di due metri di larghezza.