14 - Veduta di ponte Rotto

Veduta di ponte Rottozoom
Veduta di ponte Rotto

Penna, inchiostro e acquerello grigio su carta quadrettata a penna, numerata da 1 a 16, e trasferita su un supporto di tela azzurra, 278 x 752 mm
Al retro sulla tela azzurra il n.535
BNCR: Disegni 3, III, 8

Sul disegno compaiono alcune scritte in olandese, alcune non decifrate, altre appena leggibili: root, sul ponte, allude al colore rosso. Sulla facciata della chiesa di San Salvatore, a destra, la parola grjgw si riferisce ad un colore tra il bianco e il grigio. Una piccola w, che allude al colore bianco, è presente su una casa lungo il fiume a sinistra.

La veduta è presa dalla sponda sinistra del Tevere, all’incirca all’altezza della punta sud dell’Isola Tiberina. Sull’estrema sinistra si vede una donna vicino ai panni stesi ad asciugare, immagine che torna nelle prime versioni dipinte derivate dal disegno. Subito dopo i due cippi terminali del ponte si vedono l’alto campanile di Santa Maria in Cosmedin e la nota sagoma rotonda del cosiddetto Tempio di Vesta, che ospitava allora tra le sue mura la chiesa di Santa Maria del Sole, già Santo Stefano delle Carrozze. Si vede poi innalzarsi il colle Aventino, con le torri medievali e le mura che circondavano il giardino dei Ginnasi, il complesso di Santa Sabina e Sant’Alessio e la chiesa del Priorato dei Cavalieri Gerosolimitani. In primo piano, al centro della composizione, il ponte Rotto, cioè gli avanzi, tuttora in parte esistenti, di quel ponte fatto costruire da Gregorio XIII e finito nel 1575 al posto del precedente ponte di Giulio III, distrutto da un’inondazione nel 1557. Anche il ponte di Gregorio fu in parte demolito da un’inondazione nel 1598, e non fu più ripristinato. All’imbocco del ponte, sulla riva destra, si vede la chiesa di San Salvatore, ora non più esistente.

Da questo disegno sono state tratte almeno otto versioni dipinte, tre delle quali datate 1681, 1684, 1685, quindi il prototipo grafico è certamente antecedente al 1681. Una datazione molto precoce del disegno è provata anche dalla presenza delle numerose scritte in lingua olandese apposte dall’autore, giunto da poco a Roma.