02 - Veduta del Tevere a Ripa Grande

Veduta del Tevere a Ripa Grandezoom
Veduta del Tevere a Ripa Grande

Sanguigna, penna, inchiostro su diversi fogli di carta quadrettata a sanguigna e numerata da 1 a 10 e da 12 a 18, trasferita poi su un supporto in tela azzurra, 305 x 823 mm
Al retro sulla tela azzurra il n. 415
BNCR: Disegni 3, III, 9

Il disegno preparatorio è quadrettato a sanguigna e la quadrettatura è numerata da 1 a 10 e da 12 a 18. L’interruzione è dovuta al restauro e all’assemblaggio dei diversi fogli del disegno, effettuati presumibilmente all’inizio del Novecento. Gaspar van Wittel ha posto alcune piccole lettere w sulla parete della seconda casa a sinistra. Si riferiscono alla parola wit che vuol dire bianco. Queste indicazioni di colore sono presenti in quasi tutti i disegni preparatori per le vedute romane ed anche in alcune vedute di Venezia.

La Roma fluviale è la protagonista del vedutismo vanvitelliano. I vari punti di vista scelti da Van Wittel lungo il corso del fiume, da ponte Milvio a Ripetta, sino al Porto di Ripa Grande, sono più di una quindicina. Questa veduta è presa dalla strada della Marmorata, ovvero dei marmi, che costeggiava le falde dell’Aventino, un tratto del corso del fiume e giungeva fino a Santa Maria in Cosmedin; era una strada di notevole traffico perché conduceva dal centro della città sino a Porta San Paolo e non mancava di approdi nel tratto delle antiche saline. Nella parte sinistra del disegno si notano l’ultimo tratto del Porto di Ripa Grande, poi il giardino e la palazzina Pamphilj; poco più avanti le arcate superstiti del ponte Rotto. Sulla sponda sinistra del Tevere si vede la strada della Marmorata che si restringe sotto le mura di un piccolo giardino e di una casa sul fiume, e si addentra verso Santa Maria in Cosmedin. Dopo quella strettoia la strada prendeva il nome di via delle Saline. Numerose figurine rappresentano coloro che scaricano la merce dalle imbarcazioni e la portano verso via della Marmorata.

Da questo disegno Van Wittel trasse almeno quattro diverse vedute, una sola delle quali datata 1686: tale data ci permette di riferire comunque il disegno ai primi anni ottanta del Seicento. Le quattro versioni dipinte furono eseguite tutte entro i due ultimi decenni del secolo.