Mickiewicz, Adam

poeta polacco

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Realizzato nel
sec. XIX

Ritratto

  • Mickiewicz, Adam
  • Adam Mickwiecz  e stemmi della Polonia e della Lituania

Scheda

a) maschera funebre

gesso, sec. XIX

cm 45x25x24

inv. 290087

 

b) maschera funebre entro un tondo concavo

gesso, se. XIX

cm 41

inv. 290204

STEMMI di Polonia e Lituania

gesso, sec. XIX

cm 27x20

inv. 290205-290206

Due sono le maschere mortuarie, conservate in Casanatense, che ci rimandano l’immagine del poeta nazionale polacco Adam Mickiewicz, spirito romantico e rivoluzionario e animatore della insurrezione polacca contro la Russia. Alterne fortune politiche lo condussero a girovagare per l’Europa fino a stabilirsi in Italia, attirato dall’accendersi dei moti rivoluzionari del 1848. Qui costituì un nucleo armato per appoggiare i moti italiani e trasferire quindi l’insurrezione in Polonia: la “legione polacca”, ma il tentativo fallì e, dopo lo scoppio della guerra russo-turca, si trasferì in Turchia per morirvi quasi subito.

La prima maschera (a), segnalata in inventario come “maschera di gesso raffig. Lenartowicz”, probabilmente per un errore di interpretazione di una precedente nota d’archivio attualmente non rintracciabile, potrebbe in realtà essere attribuita come esecuzione a Teofil Aleksander Lenartowicz (Varsavia 1822 – Firenze 1893), anch’egli esule polacco, docente di slavistica presso l’Accademia Adam Mickiewicz di Bologna ed autore di numerose opere scultoree tra cui ritratti dello stesso Mickiewicz. L’artista ebbe anche un legame diretto con la biblioteca alla quale nel 1893, anno della morte, fece dono di una piccola raccolta di libri di interesse artistico che confluirono nel fondo polacco.

La seconda maschera (b) fu utilizzata come ornamento della stanza destinata ad accogliere la collezione Wolynski, ponendola all’interno dell’incorniciatura lignea della porta affiancata da due piccoli scudi araldici: a sinistra lo stemma di Polonia con l'aquila ad ali spiegate, armata e coronata d'oro; a destra quello di Lituania caratterizzato dal cavaliere armato, su cavallo inalberato, con la spada alta e scudo con doppia croce.

Grande affinità iconografica, nel volto affilato incorniciato da una corta barba e coronato da una fluente capigliatura romanticamente gettata all’indietro, si può notare con il busto bronzeo eseguito nel 1835 da David d’Angers.

Vita e opere

(Zaosie 1798 – Costantinopoli 1855), spirito romantico e rivoluzionario e animatore della insurrezione polacca contro la Russia.

Compì gli studi universitari a Vilnius e fece parte del gruppo dei Filomati. Arrestato nel 1823, fu mandato in esilio a Pietroburgo; rimase in Russia cinque anni, visitando anche Odessa e Mosca. Lasciata la Russia (1829), fu a Berlino, Dresda, Praga, Weimar (dove fece visita a Goethe), Bonn (dove s'incontrò con Schlegel), in Svizzera e infine in Italia. A Roma lo raggiunse nel 1830 l'annuncio della rivoluzione polacca, e partì per la Polonia, dove giunse però troppo tardi; dopo aver trascorso qualche mese nel territorio di Poznań, si recò a Dresda e poi a Parigi, centro dell'emigrazione polacca, dove prese viva parte all'attività degli esuli e scrisse, tra l'altro, Księgi narodu i pielgrzymstwa polskiego ("Libri della nazione e dei pellegrini polacchi", 1832), in cui additò la Polonia come il "Messia" dei popoli. Dal 1840 al 1844 tenne la cattedra di letterature slave al Collège de France.

Nel 1848 costituì in Italia con alcuni entusiasti una legione polacca che, sotto la guida del colonnello Kamieński, partecipò ai combattimenti dell'esercito italiano e dopo la sconfitta di Novara, nel marzo 1849, si ritirò a Roma, dove fu disarmata dopo il crollo della Repubblica. Di nuovo a Parigi, vi fu redattore della Tribune des Peuples. Instancabile nella lotta per la libertà, nel 1855, durante la guerra di Crimea, raggiunse Costantinopoli per formare una nuova legione polacca, ma, ammalatosi di colera, vi morì il 26 novembre senza aver realizzato il suo sogno. Le sue ceneri, trasferite in patria nel 1890, furono sepolte sul Wawel di Cracovia.

Benché avesse esordito con traduzioni di Voltaire e con versi classicheggianti, M. cedette ben presto all'influsso di Byron e di Walter Scott, inebriandosi di motivi romantici. Tipica espressione di romanticismo furono le Ballady i romanse ("Ballate e romanze", 1822), che attingono il loro repertorio di meraviglie e stregonerie alle tradizioni popolari lituane, il poemetto Grażyna (1823) e due brani del poema drammatico Dziady ("Gli avi", 1823). Dopo un tranquillo soggiorno a Odessa, pubblicò invece i Sonety krymskie ("Sonetti di Crimea", 1826), che con metafore armoniose riflettono in tutto il suo splendore la pienezza della natura meridionale. Nel poema Konrad Wallenrod (1828), ambientato sullo sfondo delle lotte tra i Lituani e l'Ordine teutonico nel 14º sec., si riflettono gli ideali rivoluzionarî di M. e il suo sdegno per la tirannia dello zar. Nel 1832 M. scrisse, rievocando il processo dei Filomati, un altro frammento dei Dziady, in cui le vicende reali trapassano nella simbologia di un dramma faustiano con angeli e demonî.

Dal novembre 1832 al febbraio 1834 M. compose il suo capolavoro, la vasta epopea nazionale Pan Tadeusz, czyli ostatni zajazd na Litwie ("Il signor Taddeo, ovvero l'ultima incursione in Lituania"), affresco dell'ambiente nobiliare lituano negli anni 1811-12, alla vigilia della spedizione di Napoleone contro la Russia, che aprì nuove speranze ai Polacchi: con sorridente malinconia, M. evoca da una velata lontananza la patria perduta, le foreste lituane, le figure antiquate della piccola nobiltà di provincia, con le sue usanze patriarcali, i suoi festini, i suoi svaghi, la caccia all'orso, l'amore dei conversari.

Sui rapporti tra il Risorgimento italiano e quello polacco puoi leggere un interessante editoriale pubblicato sul sito della Casanatense dal titolo "Cavalieri erranti della libertà"

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Maschere mortuarie e stemmi fanno parte del lascito Wolynski

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