Toscana

Le prime testimonianze storiche che ci parlano del merletto a fuselli in Toscana si trovano in un documento che descrive alcuni particolari degli abiti degli invitati al matrimonio di Giustina Borromeo con il Marchese Stanga nel 1493. Nel Cinquecento Caterina de' Medici amava dedicarsi all’arte del ricamo e del merletto e in Toscana i merletti a fuselli si chiamavano, fino agli inizi del ‘900, merletti alla Medici. Il merletto ha avuto inoltre una grande rilevanza nel costume popolare della regione, tanto da farne una tradizione, una continuità tramandata di madre in figlia. Le donne di campagna vicino Firenze, li realizzavano in modo molto semplice per ornare le camicie bianche e i vestiti da festa.
A Sansepolcro per realizzare il merletto si usa un tombolo diverso da quello usato tradizionalmente. Si tratta, infatti, di un cuscino piatto, rotondo (non cilindrico come nella maggior parte delle regioni italiane), appoggiato su un treppiede che consente di muovere il cuscino a 360 gradi a seconda delle esigenze del disegno. Tradizionalmente, la lavorazione avviene con filo di lino di vario spessore, ma si possono usare anche altri filati. I disegni si ispirano a motivi figurativi animali e vegetali.
La tradizione del merletto di Sansepolcro affonda le sue radici nel medioevo, ma raggiunge l’apice della perfezione nei primi anni del Novecento, grazie all’opera delle sorelle Marcelli, creatrici di una forma particolare di merletto a fuselli chiamata localmente trina a spilli, frutto dello studio di modelli italiani, francesi e delle Fiandre. Le sorelle Marcelli aprirono una scuola/laboratorio che contava più di cento merlettaie oltre alle lavoranti sparse nell’alta valle tiberina che svolgevano la loro attività a domicilio. Ad innalzare la qualità del merletto di Sansepolcro contribuì l’abile mano di un disegnatore, Domenico Petri, di cui rimangono due cataloghi di schizzi e numerose veline. Sarà lui nel periodo tra il 1920 e il 1948 a creare la maggior parte dei progetti per le trine e a contribuire a definire il tipico punto Sansepolcro. I disegni si caratterizzavano per alcune tipologie (le trine a vasi, a ciocche, a burattini; la foresta, l'abachino) rimaste poi costanti nella zona. La scuola conobbe alterne vicende dopo i due conflitti mondiali e la successiva crisi economica. L’interesse nei confronti del merletto si riaccese grazie ad alcune associazioni culturali del luogo e soprattutto grazie all’organizzazione a Sansepolcro della Biennale internazionale del merletto che è ormai entrata nella storia di quest’arte per il contributo determinante che ha dato al cosiddetto "rinascimento del merletto" in Italia e in Europa.
Notizie risalenti ai primi decenni del secolo scorso testimoniano una fiorente produzione di merletto al tombolo ad Anghiari. Anche qui la lavorazione avviene su di un cuscino spianato, volgarmente detto “pagnotta”, e si esegue tenendovi i fuselli appoggiati. Viene usato quasi esclusivamente filato di lino, nelle varie misure a seconda del lavoro che si deve eseguire.