Piemonte

La lavorazione del merletto a fuselli nelle valli di lingua d’Oc (merletto occitano) risale alla seconda metà del secolo XVII, epoca in cui l’alta Val Varaita apparteneva al regno di Francia. Il territorio in cui tradizionalmente veniva eseguito questo merletto era costituito da un'area principale, posta alle pendici del Monviso. Attualmente viene eseguito soprattutto a Cuneo e nelle valli occitane della provincia. Questo merletto si utilizzava per confezionare le cuffie dei costumi tradizionali femminili. Decorava inoltre i costumi maschili festivi e, talvolta, le tovaglie degli altari. I merletti a fuselli di questo territorio sono caratterizzati dal fondo eseguito quasi sempre a point de Paris (una rete a buchi esagonali). Contemporaneamente al fondo vengono eseguiti i disegni, generalmente a punto tela, ma talvolta anche con l'uso del point à la rose, del mezzo punto, del point cannage, del point d'esprit e di altri punti. I disegni sono frequentemente di ispirazione naturalistica (fiori, tralci, api, ecc.), ma non mancano i disegni geometrici. Spesso i disegni sono contornati con un filo di cotone più grosso, bianco e lucente (cordonnet). Nella tradizione l'esecuzione dei merletti avveniva direttamente sul tombolo, senza disegni preparatori e senza cartons piquès. Negli anni Venti del secolo scorso nacquero nella zona alcune scuole laboratorio, tra le quali quella di Bellino, dove veniva insegnata la tecnica di lavorazione del merletto a fuselli. La scuola formò un gruppo di valenti merlettaie la cui tecnica di base venne poi ripresa negli anni Ottanta dall’avvocato Boschero che introdusse l’uso dei disegni tecnici e, con l’aiuto del museo civico di Cuneo e di alcune merlettaie attive nella zona, diede vita all’associazione “Pouiéntes d’Oc”, con lo scopo di studiare i modelli occitani e insegnarne l’esecuzione.
Un altro genere di merletto tipico della regione, e in particolar modo della Valsesia, è il puncetto valsesiano. Si tratta di una trina eseguita completamente a mano, solamente con l’uso dell’ago. La si costruisce eseguendo due differenti nodi chiamati di "andata" e "ritorno"; a seconda dei diversi schemi o disegni, si esegue in verticale, in diagonale, circolarmente, eccetera. Testimonianza storica certa sul puncetto la lasciò Gaudenzio Ferrari, il più illustre artista della valle, che nel 1500 abbellì la veste delle sue Madonne con questo tipo di trina.
Per lungo tempo il puncetto rimase conosciuto solo nella valle, usato per abbellire i costumi tipici o per ingentilire il corredo delle spose. La Regina Margherita di Savoia, amante della Valsesia, grande estimatrice del puncetto valsesiano, ne favorì la diffusione presso la corte di Francia e in Inghilterra.  Negli ultimi anni, grazie all'interessamento della Comunità Montana Valsesia ed alla volontà di alcuni cultori del merletto, l'arte del puncetto sta riconquistando la meritata notorietà.