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Sabato 3 ottobre ore 21
SASSUOLO Chiesa di San Giorgio
VENEZIA 1600
I MAESTRI DELLA MUSICA SACRA
DIANA TRIVELLATO soprano
QUONIAM ENSEMBLE
Paolo Tognon dulciana soprano e basso e direzione
Ulrich Eichenberger trombone
Marco Vincenzi organo
BIAGIO MARINI (1594-1663)
Sonata nona a doi: fagotto, trombone e continuo
HEINRICH SCHÜTZ (1585-1672)
“Rorate coeli”
CLAUDIO MONTEVERDI (1567-1643)
“Jubilet”
PAOLO QUAGLIATI (ca.1555-1628)
Toccata Ottavo modo, e Canzon ottava (organo solo)
HEINRICH SCHÜTZ
“O Iiebe Herre Gott”
GIO BATISTA RICCIO (1570- dopo 1621?)
“Venite populi”
ANDREA GABRIELI (1533-1585)
Canzon francese sopra “Qui la dira” (organo)
CLAUDIO MONTEVERDI
“Venite sitientes ad aqua”
HEINRICH SCHÜTZ
“O Jesu nomen dulce”
“Ich bin junge gewesen” (strumentale)
“Das Blut Jesu Christi”
BARTOLOMEO TROMBONCINO (1470-1535)
“Virgine bella” e diminuzioni di P.Tognon
CLAUDIO MERULO (1533-1604)
Canzon detta la Zambeccara (organo)
CLAUDIO MONTEVERDI
“Sancta Maria succurre misera”
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Il mito di Venezia: la basilica di San Marco dove si svolgevano le principali cerimonie del potere della Serenissima, e dove si celebravano le feste religiose e gli affari di stato, con una frequente sovrapposizione tra la sfera sacra e quella temporale, la basilica di San Marco, la cappella privata del Doge, dove i Procuratori di San Marco, con la partecipazione del Doge stesso, selezionavano i migliori musicisti che venivano nominati maestri di cappella, coristi, organisti e suonatori di strumenti. Venezia: città cosmopolita che accolse Maestri di provenienza italiana, ed europea. Il programma è concepito su musiche vocali e strumentali eseguite e pubblicate a Venezia nel primo Seicento. Uno dei grandi padri della polifonia sacra tedesca, Heinrich Schütz (Köstritz 1585-Dresda 1672) fu cantore a Kassel e studente all’Università di Marburgo (1608) e si perfezionò con G. Gabrieli a Venezia.
Nei brani eseguiti in questo concerto tratti dalla sua raccolta Kleine Geistliche Konzerte (piccoli concerti spirituali) pubblicati intorno al 1640, affiora la sua arte degna della carica di maestro di cappella alla corte di Dresda: fece conoscere anche in Germania lo stile concertato e fu un grande ammiratore della musica italiana. Traendo spunto dalla policoralità dei Gabrieli e dalla monodia monteverdiana, ne ripropose gli stili, adattandoli alla lingua tedesca dimostrandosi un profondo conoscitore sia della polifonia, sia del “recitar cantando”. Nei suoi due soggiorni veneziani, volti ad affinare la sua arte, Schütz ebbe occasione di conoscere e confrontarsi con i suoi mirabili colleghi compositori e organisti perlopiù attivi nella basilica di S. Marco. Fra questi spicca senz’altro Claudio Merulo e Claudio Monteverdi, che lo influenzò nell’uso della polifonia a cori spezzati. Gli altri compositori, fra cui Riccio, Marini, Quagliati, sono artisti che hanno saputo sviluppare la tecnica compositiva dei mottetti sacri, piuttosto che nella forma puramente strumentale (sonata) gli stilemi dettati dal grande Monteverdi. Le loro composizioni nulla hanno da invidiare allo spessore emotivo e la ricerca armonica raffinata del musicista cremonese.
Gli strumenti sono quelli più utilizzati fra ‘500 e ‘600 in Europa nel repertorio sacro e profano: ovvero la dulciana o fagotto-chorista, così chiamato per la sua affinità alla voce umana, e la morbidezza del timbro, e il trombone. In questo concerto si può ascoltare la dulciana nella taglia rara del soprano, in dialogo con un soprano vocale, e la taglia del basso. Il connubio: voce umana-strumenti a fiato è storicamente fondato e ispirato dal celebre motto introduttivo di Ganassi: il trattato la Fontegara nel quale l’indicazione riporta: “voi avete a sapere che tutti gli strumenti a comparazione della voce umana siano manco degni, pertanto ci rafforzeremo da essa imitarla”.
Questa fonte fondamentale induce ogni strumentista a fiato a elaborare una tecnica esecutiva che consenta di variegare il più possibile l’articolazione della lingua sull’ancia o sul bocchino in modo da seguire l’articolazione del testo e approcciarsi ad esso con l’intenzione di porsi nel modo più vocale possibile. La voce solistica, qui protagonista nello stile concertato con gli strumenti, nonché in alcuni mottetti ispirati alla liturgia cattolica e protestante, eseguiti in latino o tedesco, sono stati scelti per la loro bellezza ed espressione di un gusto melodico e armonico che stimola l’ascoltatore a ritrovare riverberi delle straordinarie risorse che la basilica di S. Marco consentiva in quel periodo storico.















