IL GIOSUÈ

ORATORIO di Tommaso Stanzani. Musica di GIOVANNI BONONCINI

Il Giosuè_13-09-2020_6
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Domenica 13 settembre ore 21
MODENA Chiesa di Sant’Agostino
IL GIOSUÈ
ORATORIO di Tommaso Stanzani
Musica di GIOVANNI BONONCINI
(Esecuzione: Bologna, 25 marzo 1688 - Modena, Quaresima 1688)
(Bibl. Estense Univ. Modena - Mus. F. 103)

Edizione critica di Matteo Giannelli

TESTO Sonia Tedla Chebreab soprano
GIOSUÈ Enrico Torre controtenore
RE DI GIERUSALEM Gabriele Lombardi basso
RE D’HEBRON Alberto Allegrezza tenore
REGINA D’HEBRON Valentina Coladonato soprano

Ensemble strumentale CAPPELLA MUSICALE DI S. PETRONIO
Yayoi Masuda, Marco Piantoni violini
Massimo Percivaldi viola
Nicola Paoli violoncello
Luca Bandini violone
Giovanni Bellini tiorba
Sara Dieci organo

MICHELE VANNELLI cembalo e direzione

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SINOSSI

La prima parte dell’oratorio si apre con un consiglio di guerra dei re amorrei in cui, su proposta del Re di Gerusalemme, si decide di assediare Gabaon, città alleata degli israeliti. Questa decisione viene presa nonostante l’opposizione del Re d’Hebron, favorevole a uno scontro diretto con le armate di Giosuè. Avvisato da un messaggero gabaonita, Giosuè interrompe i sacrifici in ringraziamento a Dio per la vittoria su Gerico e si mette in marcia per soccorrere Gabaon. Nel frattempo, il Re d’Hebron viene convinto a partecipare alle ostilità dalla Regina d’Hebron che gli ricorda la gloria che comunque potrà ottenere. La seconda parte si svolge interamente sul campo di battaglia, dove i re amorrei stanno stringendo d’assedio Gabaon. Grazie all’arrivo di Giosuè, l’assalto alla città viene fermato e il condottiero ebreo, ritenendo di aver bisogno di più tempo per una vittoria definitiva sui nemici, ordina al Sole di fermare il suo corso: così l’esercito amorreo viene sconfitto e il Re di Gerusalemme, il Re e la Regina d’Hebron vengono uccisi.

IL GIOSUÈ

Il Giosuè è il secondo oratorio di Giovanni Bononcini (1670-1747) ed è stato eseguito a Bologna, presso la chiesa della Madonna di Galliera, il 25 marzo 1688 e lo stesso anno in una data sconosciuta a Modena, presso l’oratorio di S. Carlo Rotondo. Questa partitura, conservata presso la Biblioteca Universitaria Estense di Modena, ha una particolarmente importanza perché è il primo testimone in nostro possesso di una composizione di grandi dimensioni che riunisce voci e strumenti di questo autore. Il giovane Bononcini, dopo la morte del padre Giovanni Maria nel 1678, studiò a Bologna contrappunto con Giovanni Paolo Colonna, maestro di cappella di S. Petronio, e violoncello con don Giorgio Buoni. Qui, diede ben presto prova del proprio valore: nel 1685 iniziò a pubblicare le prime opere strumentali, l’anno successivo, come compositore, fu accettato tra i membri dell’Accademia f ilarmonica, nel 1687 entrò stabilmente come musicista tra i ranghi della cappella musicale della basilica bolognese e nello stesso anno fu nominato maestro di cappella di S. Giovanni in Monte. Nella lettera dedicatoria del Giosuè, Bononcini ringrazia Francesco II d’Este per l’intercessione per questa nomina e per avergli permesso di essere l’allievo di un «sì rinomato Chirone», ossia Colonna. Tenendo conto di questi riferimenti, sembra che Bononcini voglia mostrare – e dimostrare – i frutti dei propri studi bolognesi e in particolar modo la propria perizia violoncellistica. Questo strumento è ‘obbligato’ in tre arie, in una quarta gareggia col violino solista e nelle due sinfonie è l’unico a presentare passaggi virtuosistici: un ruolo di primo piano simile, affidato a un singolo strumento, non lo si ritrova in nessun altro oratorio modenese. La scrittura utilizzata per il violoncello è variegata e virtuosistica: rapidi andamenti discendenti, ribattuti, arpeggi, doppie corde e trilli sono alcune delle scritture che gli permettono di misurarsi a pari livello, o anche superiore, con la voce che dovrebbe solo accompagnare. Il canto presenta andamenti generalmente lineari, che rimangono tali anche quando il personaggio è in preda a passioni guerresche. Compito di esprimere tali ‘affetti’, tramite uno stile concitato, è affidato agli strumenti, le cui scritture sono così più ricercate ed elaborate. Il Giosuè testimonia come Bononcini, pur presentandosi come allievo di Colonna, ricerchi un proprio stile personale. Infatti, si distacca dal ricco contrappunto e dalla scrittura per grandi ensembles degli oratorii del maestro, per prediligere quella strumentale e in particolare violoncellistica, più personale e volta a esplorare le diverse possibilità dello strumento.

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