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Sabato 7 settembre
VIGNOLA, Rocca ore 17
VARIAZIONI GOLDBERG
di JOHANN SEBASTIAN BACH
Ramin Bahrami pianoforte
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
VARIAZIONI GOLDBERG BWV 988
Aria
Variazione 1
Variazione 2
Variazione 3 - canone all’unisono
Variazione 4
Variazione 5
Variazione 6 - canone alla seconda
Variazione 7
Variazione 8
Variazione 9 - canone alla terza
Variazione 10 - fughetta
Variazione 11
Variazione 12 - canone alla quarta
Variazione 13
Variazione 14
Variazione 15 - canone alla quinta in moto contrario. Andante (Sol minore)
Variazione 16 - ouverture
Variazione 17
Variazione 18 - canone alla sesta
Variazione 19
Variazione 20
Variazione 21 - canone alla settima (sol minore)
Variazione 22 - alla breve
Variazione 23
Variazione 24 - canone all’ottava
Variazione 25 (Sol minore)
Variazione 26
Variazione 27 - canone alla nona
Variazione 28
Variazione 29
Variazione 30 - quodlibet
Aria da capo
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Raccolta per strumenti a tastiera, che consiste in un’aria con diverse variazioni per clavicembalo con due manuali.
Questa è l’intestazione di una delle più famose e importanti opere di Johann Sebastian Bach, composta e data alle stampe nel 1741 e divenuta famosa ai nostri giorni con il titolo postumo di Variazioni Goldberg. Questa denominazione non viene data dal compositore, ma deriva da un aneddoto raccontatoci da Nikolaus Forkel, primo biografo di Bach, nel 1802. In questo racconto, l’origine del nome viene ricondotto al clavicembalista Johann Gottlieb Goldberg, brillante allievo di Bach, che era al servizio del conte Hermann Carl von Keyserling, il quale, soffrendo d’insonnia, chiese a Bach di comporre per lui una serie di variazioni per allietare le notti insonni. Tuttavia, questo aneddoto non è ritenuto veritiero sia per la mancanza di una dedica al committente, essenziale nell’etichetta settecentesca, che per la giovane età del presunto esecutore, poco più che quattordicenne. Queste incongruenze smentiscono la possibilità di una committenza e avvalorano l’appartenenza di queste variazioni pubblicate da Bach tra il 1731 e il 1741 alla quarta e ultima parte di “raccolte” o “studi” (Übung in tedesco come vengono definite nell’intestazione), cioè composizioni che uniscono un fine pedagogico, in questo caso quello di abituare l’esecutore a diversi stili di scrittura (come quello italiano, francese…) a quello esecutivo di un brano da camera con una grande attenzione estetica e formale. Nucleo generante dell’intera opera è l’Aria. Questo brano è costruito su un accompagnamento detto “basso ostinato” perché si ripropone sempre uguale in tutte le 30 variazioni, e che ha la funzione di sostenere armonicamente la melodia e di scandirne la struttura.
A questo, si sovrappone una melodia molto semplice, con le caratteristiche della sarabanda (danza lenta e severa con tre movimenti per battuta), ma riccamente fiorita con abbellimenti scritti nello stile francese. La struttura di questo brano è bipartita e ognuna delle due sezioni è composta da una frase di 8 battute ritornellate, quindi di 16 per parte e 32 in totale nel brano; esattamente quante sono le note del basso. Le strutture simmetriche e numeriche dell’aria rispecchiano anche l’intera struttura sia delle variazioni successive, tutte bipartite e, ad eccezione delle variazioni 3, 9, 21, 25 e 30, tutte di 32 battute divise in 16+16, sia dell’opera. Infatti, anche l’intera composizione può essere divisa in due parti speculari: la prima comprendente l’aria e 15 variazioni, e la seconda le successive 15 e l’aria da capo posta a conclusione del ciclo. Questa divisione è sottolineata dal contrasto tra la variazione 15 e la 16 dove quest’ultima si caratterizza per essere scritta, e anche definita, sia per carattere che per forma come un’ouverture francese, cioè un brano composto da una prima sezione lenta e dal carattere imponente e una seconda parte con un breve e più mosso fugato. Altra divisione interna è quella che vede le variazioni incorniciate dall’aria e raggruppate in 10 gruppi da 3, divisione importante per il profondo significato religioso che portano questi numeri, rispettivamente Comandamenti e Trinità, mostrando come la sfera religiosa influenzi ogni aspetto della vita di Bach, anche la musica profana. Inoltre, questa divisione mette in evidenza i canoni, che sono il punto di arrivo di ogni raggruppamento e formano un crescendo continuo attraverso l’aumentare dell’altezza tra le voci del canone (all’unisono le voci partono dalla stessa altezza, alla seconda con una nota di distanza…) fino ad arrivare alla trentesima variazione. Tutte le variazioni sono basate solo sul basso dell’aria e non sulla parte melodica che, per come viene costruita e fiorita, risulta subito indipendente e finita in sé.
Quindi, Bach utilizza una grandissima varietà motivica nel costruire variazioni tutte diverse per materiale melodico, carattere e andamento, nonostante l’uso di un solo basso ostinato che non partecipa alle variazioni, ma ha funzione di sostegno armonico e di alleggerimento della pesantezza della scrittura contrappuntistica dei canoni. Come ultima variazione troviamo il “Quodlibet” che è la combinazione di due melodie popolari tedesche unite insieme in canone secondo le rigide regole del contrappunto. A conclusione del ciclo ritroviamo l’Aria da capo, che racchiude le variazioni in una grande composizione circolare, con lo scopo, attraverso la ripetizione del brano iniziale, sia di ridare all’ascoltatore un punto di appoggio conosciuto e riconoscibile con cui concludere la serie di variazioni sia di lasciare aperta la possibilità di ritornare al principio, dando così l’illusione di una composizione senza inizio e senza fine.
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