LA DOLCE STAGIONE

Il crepuscolo del madrigale veneziano

La Dolce Stagione_08-11-2020_3
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Details

Domenica 8 novembre ore 17
MODENA Chiesa di San Carlo
LA DOLCE STAGIONE
Il crepuscolo del madrigale veneziano

ACCADEMIA D’ARCADIA
Cristina Fanelli, Maria Chiara Gallo cantus
Elena Carzaniga, David Feldman altus
Luca Cervoni, Riccardo Pisani tenor
Renato Cadel, Alessandro Ravasio bassus


Gian Andrea Guerra, Claudia Combs violini
Valentina Soncini viola; Nicola Brovelli violoncelli
Luigi Accardo cembalo; Giovanni Bellini tiorba


Direzione ALESSANDRA ROSSI LÜRIG

ALESSANDRO GRANDI (1590-1630)
“Anima disperata”, “Serenissime stelle”
Madrigali concertati, Libro I, Venezia 1616


“Oimè l’antica fiamma”, “Ardo sì ma non t’amo”
Madrigali concertati, Libro II, Venezia 1626


DOMENICO OBIZZI (1612-1630)
“Udite amanti”, “O Dio perché mi lasci”
Madrigali concertati, Libro I, Venezia 1627


MARTINO PESENTI (1600-1648)
“Non ti doler”
Madrigali concertati a due e tre voci, Venezia 1647


GIOVANNI VALENTINI (1583-1649)
“Quel augellin che canta”, “Vagheggiando”
Secondo Libro dei madrigali, Venezia 1616


BIAGIO MARINI (1594-1663)
“Chi quella bella bocca”
Madrigali e Synfonie, Venezia 1618


GIOVANNI ROVETTA (1595-1668)
“A che bramar”
Madrigali concertati, Venezia 1640


CLAUDIO MONTEVERDI (1567-1643)
“Al lume delle stelle”
Settimo libro dei madrigali, Venezia 1619


“Hor che ‘l ciel e la terra”
Madrigali guerrieri e amorosi (Ottavo libro, Venezia 1638)

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Negli anni ‘90 del Cinquecento, il madrigale si trasforma: nasce la seconda prattica, uno stile polifonico caratterizzato da deroghe sistematiche alle regole del contrappunto severo. Lo scopo è quello di aderire ancor più strettamente al testo poetico ed esprimere più chiaramente gli affetti da questo suggeriti. Prende così forma il madrigale concertato, cioè accompagnato da uno o più strumenti con funzione indipendente, valorizzando i contrasti timbrici e dinamici.

In questa fioritura del madrigale concertato, Venezia ha un ruolo preminente, non solo come sede dei maggiori stampatori del tempo, ma come luogo di residenza e di lavoro di grandi madrigalisti, primo fra tutti Monteverdi, dal 1613 Maestro di Cappella a San Marco. I compositori veneziani (o di adozione veneziana), piegarono il genere madrigalistico alla loro fantasia musicale: si diffuse il madrigale monodico (che con Grandi porterà alla cantata), i duetti a voci pari, e svariatissimi tipi di combinazioni vocali, fino ad arrivare con Monteverdi a vere e proprie “azioni sceniche”, come il celebre Combattimento di Tancredi e Clo rinda dell’Ottavo libro di madrigali. Si è voluto dare in questo programma una panoramica – anche inedita – della produzione madrigalistica del primo trentennio del secolo, il periodo più fecondo, che si chiude simbolicamente con la grande peste del 1930 (alla quale soccomberanno sia Grandi che Obizzi).

La produzione madrigalistica è continuata (ne è un esempio la collezione di Pesenti), ma in tono minore, fino a scomparire, a beneficio di nuove forme musicali. Molti autori presenti sono noti soprattutto per la loro produzione sacra, come Rovetta o Grandi, altri come Marini sono stati eclettici e attivi in tutti i generi. Sono inediti i madrigali di Grandi, vicemaestro di cappella a San Marco ai tempi di Monteverdi, quelli del giovanissimo Domenico Obizzi, considerato una geniale promessa e morto di peste a soli 18 anni, quelli di Martino Pesenti, confinato dalla sua cecità alla sola attività compositiva, così come quelli di Rovetta, Valentini e Marini. Con Monteverdi, scelto per chiudere la silloge, si compie il destino del genere del madrigale toccando vertici ineguagliabili e ineguagliati.

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