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Venerdì 28 agosto ore 17
SEMELANO (Montese) Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Sabato 29 agosto ore 21 - prova aperta
MODENA Chiesa di San Pietro ore 21
AQUILEIA
Cantemus cuncti: la musica delle grandi abbazie Benedettine fra ‘300 e ‘400
Dedicato a Mirco Caffagni
LAREVERDIE
Claudia Caffagni voce, liuto
Livia Caffagni voce, flauti, viella
Elisabetta De Mircovich voce, viella, ribeca, symphonia
Teodora Tommasi voce, arpa, flauti
ANONIMO
Sonet vox ecclesie – sequenza
Id. (ff. 255v–256)
Amor patris et filii veri splendor – sequenza
Cividale del Friuli, Museo Archeologico Nazionale, Cod. LVI
(ff. 247v-250)
Gaude Mater luminis – sequenza
Id. (ff. 326v-327)
O lylium convallium – conductus
Id. (ff.252-252v)
Ave gloriosa Mater salvatoris – conductus
Id. (f. 252v-254)
Cantemus cuncti melodum – sequenza
Id. (ff. 267v-268)
Virginis Marie laudes – sequenza
Id. (ff. 329r-329v)
ANTONIO DA CIVIDALE (fl. 1392 – 1421)
Io vegio per stasone (strumentale)
Siena, Biblioteca Comunale L.V.30, ff. 47v-48
Gloria
Bologna, Biblioteca Universitaria, MS 2216, ff. 7v-8
Strenua quem duxit / Gaudeat – mottetto
Oxford, Bodleian Library, MS Canonici Misc. 213, ff. 118v–119
Sanctus itaque patriarcha – mottetto
Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna,
MS Q15, ff. 272v-273
Pie pater Dominice /O Petre martir / O Thoma - mottetto
Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna,
MS Q15, ff. 245v-246
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La prima parte del programma si concentra sul repertorio cividalese del codice LVI del Museo Archeologico, dedicato alla collegiata di Cividale e databile tra l’ultima decade del 1200 e l’inizio del 1300, questo liber “chori domini decani”, in 348 fogli pergamenacei comprende un interessantissimo repertorio di tropi, messe votive, alleluya, discanti, prose e sequenze. La liturgia di Cividale, legata naturalmente a quella aquileiese, dall’XI secolo si arricchisce dell’influsso monastico benedettino. Il repertorio liturgico musicale dell’abbazia di San Gallo, probabilmente introdotto dal 21 Patriarca Voldarico I, che era stato abate di San Gallo dal 1077 e che mantenne l’incarico anche dopo la nomina a Patriarca, influenzò la pratica musicale delle grandi abbazie benedettine che fiorirono in tutto il Friuli nel Medioevo e arricchì il canto liturgico con sequenze, inni e tropi. In particolare, le sequenze, forma di canto strofico sillabico dalla struttura simile agli inni e originalmente definite prosae, si trovano in grandissima quantità e varietà nella liturgia aquileiese e cividalese, in cui granparte delle Messe festive disponevano di una sequenza propria.
La diffusione stessa in Occidente di questa forma di canto liturgico, che alcuni studiosi ritengono provenire da Bisanzio, potrebbe avere la sua origine proprio ad Aquileia, esposta all’influsso della chiesa cristiana d’Oriente già dai tempi del patriarca Paolino. Le sequenze e i discanti inclusi nei programmi, fatta eccezione per Sonet Vox Ecclesie, che è un unicum del Graduale cividalese, si trovano in numerose altre fonti tra Italia, Germania, Austria, Francia, Olanda, Repubblica Ceca, in versioni più o meno concordanti. In particolare, la sequenza Cantemus Cuncti Melodum sembra essere stata particolarmente radicata nella tradizione musicale monastica: presente già in manoscritti di area sangallese del X secolo, viene ritenuta concordante con la melodia Puella Turbata, su cui lo stesso Notker di San Gallo (840-912) compose alcune sequenze del suo Liber Hymnorum.
L’autore del testo della sequenza polifonica Amor patris et filii risulta essere Ugo di San Vittore, il grande teologo del XII secolo di origine sassone, trasferitosi poi a Parigi. Monaci e studiosi da tutta la Francia e dall’Inghilterra venivano ad ascoltare le sue dissertazioni all’Abbazia di San Vittore; la sequenza in programma è presente anche in una fonte inglese dove potrebbe essere giunta tramite qualche estimatore del grande predicatore. Il conductus mariano O Lylium convallium, riportato a due voci nella fonte cividalese, appare in una versione a tre voci nel manoscritto parigino (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Ms Pluteus 29.1) la più grande fonte musicale per la polifonia di Notre Dame. La sequenza mariana Gaude Mater Luminis, la cui melodia in modo deuterus ha un andamento più melismatico, richiama lo stile compositivo di Hildegard von Bingen (1098-1179); si trova, infatti, in numerose fonti tedesche e austriache già dal XII secolo, mentre non è presente in altra fonte italiana oltre al manoscritto cividalese. Virginis Marie Laudes, sequenza pasquale mariana intonata sulla stessa melodia del Victime Paschali, continuò a circolare nei manoscritti del nord Europa fino al primo Cinquecento, poi fu probabilmente epurata dal Concilio di Trento. La seconda parte del programma è dedicata a un compositore che nelle fonti musicali manoscritte viene tramandato con il nome di Antonius de Civitate (de Civitato, de Cividal), da cui si evince la sua origine Cividalese. Pochissimi sono i suoi dati biografici, prevalentemente desumibili dai testi di alcune sue composizioni. Comunemente è identificato con il frate domenicano “Antonius de Civitato” entrato nel settembre del 1391 nel convento di S. Domenico a Venezia, allora sotto la giurisdizione del beato Giovanni Dominici di Firenze. Nel 1403 “fra Antonio q. Cristanno o. p. da Cividale” resse invece il convento di S. Pietro Martire in Udine e l’8 agosto 1411, insieme ad altri confratelli, partecipò al capitolo di S. Domenico nella città natale.
Il mottetto Strenua quem duxit / Gaudeat lo mette in relazione con la casata degli Ordellaffi di Forlì trattandosi probabilmente di un mottetto celebrativo composto in occasione delle nozze tra Giorgio Ordelaffi e Lucrezia degli Alidosi, celebrate il 3 luglio 1412. Il testo di uno dei suoi 5 mottetti (O felix flos Florentia – Gaude, felix Dominice) sembra giustificare la sua successiva presenza a Firenze, probabilmente in occasione della elezione di Leonardo Dati a generale dell’Ordine dei Domenicani, il 26 maggio del 1414. Sanctus itaque patriarcha Leuncius si riferisce, infine, ai luoghi di culto di questo santo, Brindisi e Trani. Alla produzione dei mottetti e di alcune composizioni profane negli stili tipicamente in uso in Italia nel primo Quattrocento (fortemente influenzati dallo stile francese), Antonio da Cividale aggiunge anche la produzione di alcuni frammenti di messa (3 Gloria e 1 Credo) come era uso prima dell’avvento di Guillaume Du Fay che per primo comporrà in Italia cicli completi di messe. Un inventario (1-6-1440) dei libri del convento di S. Domenico in Cividale ricorda tra i libri del coro un «Graduale novum de tempore quod fecit frater Antonius de Civitato», rivelando così anche la sua attività di copista. La produzione musicale di Antonio da Cividale rappresenta la voce di un compositore che viaggiò al di fuori del territorio del Patriarcato e che per questo entrò in contatto con gli stili musicali che circolavano all’epoca (sicuramente da non sottovalutare l’influenza del linguaggio stilistico di Johannes Ciconia, che visse a Padova i primi dodici anni del Quattrocento) ma al tempo stesso dà un’idea di quale poteva essere l’atmosfera musicale con cui il Patriarcato entrò in relazione a ridosso della sua caduta.
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