Il Monumento di Castel d'Ario

print this page

Il monumento di Castel d’Ario è uno dei pochissimi monumenti che non sono stati spogliati durante la Seconda Guerra Mondiale. Le vicende che hanno riguardato il monumento in analisi sono alquanto particolari, infatti dalle fonti archivistiche si evince che la Prefettura aveva dato il nullaosta per la fusione, ma grazie ad alcuni impedimenti questo non avvenne.

Il monumento venne inaugurato il 9 novembre 1924. Nell’archivio comunale rimangono agli atti il testo del discorso inaugurale tenuto dallo scultore Giuseppe Menozzi, quello dell’ing. Gandolfi e il testo dell’articolo inviato alla Voce di Mantova pubblicato venerdì 14 novembre, nel quale si fa un resoconto dell’intera giornata.

Il manufatto nella struttura è molto simile al monumento di Porto Mantovano, si presenta sopraelevato ed è costituito da una base, sulla quale si alternano lapidi e due altorilievi intitolate “Il desiderio della Patria lontana” e “Verso il sacrificio per le future generazioni”; su questa si eleva un fondale con applicate due lastre marmoree intervallate da un mosaico dorato, al centro è presente la statua del soldato risorto con il braccio destro alzato verso il cielo. Il titolo dell’opera è “Grido di libertà”. Sulla parte alta un terzo rilievo dal titolo “Il dolore delle madri italiane”, dove lo scultore mette in mostra il forte dolore provato dalle donne durante la guerra.

Nel 1941 anche il Comune di Castel d’Ario venne interpellato dalla Prefettura per il censimento dei monumenti bronzei presenti sul territorio. Il Comune a seguito della richiesta inviò risposta unendo una fotografia. Nel gennaio 1943 il Comune ricevette ordine dall’Endirot di spedire il rottame bronzeo alla ditta Tonolli e questi provvide subito alla rimozione della statua dal monumento. Una sventura si rilevò una grande fortuna per il monumento, infatti, durante le fasi di smontaggio si ruppe accidentalmente il braccio destro della scultura e dopo una analisi visiva ci si accorse che la lega impiegata per la fusione non era adatta ai fini bellici ai quali doveva servire, così venne deciso di ricoverare la scultura bronzea nei magazzini delle scuole Elementari adiacenti il monumento. La scultura è rimasta smontata fino al termine del conflitto e, da fonti orali, i bambini che frequentavano la scuola giocavano e saltavano nello stesso magazzino dove era depositato il manufatto.

Fu lo stesso Menozzi ad occuparsi del ripristino del monumento. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale si occupò del rifacimento del braccio mancante prendendo a modello lo stradino comunale.

L’attaccamento dell’artista al monumento di Castel d’Ario si spiega leggendo le epigrafi con i nomi dei caduti, due dei quali erano fratelli di Menozzi, Cesare e Remigio. Il monumento quindi divenne la dedica personale dello scultore ai fratelli morti in guerra oltreché ai suoi compaesani; Menozzi era, infatti, casteldariese e si dedicò alla progettazione e alla realizzazione del monumento gratuitamente.

[M.P.S.]

Fonti:

ASMN, Fondo Prefettura MN, Uff. Gabinetto, b. 5, fasc.2.

Archivio SBEAP-BS, Raccolta Monumenti in bronzo 1940-1941.

Archivio Storico Comunale di Castel d’Ario, Busta 46, parte II, 1918-1924.

Oltre alle fonti documentarie, per il contributo, ci si è avvalsi di fonti orali riportate da una ex maestra delle scuole Elementari.