Il monumento ai caduti di Ghedi

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Il monumento ai caduti di Ghedi compare tra i monumenti bresciani destinati definitivamente alla fusione nell’agosto del 1941. La sezione locale dell’Associazione Combattenti, però, non accettò di buon grado il sacrificio del monumento. Si tratta di un’opera commissionata all’artista di origini ghedesi Bernardino Boifava nel 1924 e inaugurata l’anno successivo. Il gruppo scultoreo, intitolato il Sacrificio Latino è composto da un soldato in piedi con le mani giunte sul petto che stringono un pugnale e da una figura femminile seduta di lato che rappresenta la madre che offre il figlio alla patria.

Il 28  febbraio 1942 l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Ghedi chiese al Prefetto l’esenzione della rimozione dell’opera bronzea: “Interpreti del sentimento totalitario dei Combattenti di Ghedi rendiamo noto all’E.V. che è nostro intendimento e vivissimo desiderio, che il Monumento in bronzo ai Caduti della terra di Ghedi, venga conservato al suo posto, prescindendo dall’intima affezione per il suo valore artistico, che è intrinseco e riconosciuto da valenti, studiosi e critici”. A giustificare tale richiesta venne ricordato che altre opere del medesimo autore, quali il monumento ai caduti di Rimini e il monumento ai caduti di Sant’Arcangelo di Romagna, si erano salvate dalla requisizione per l’intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per confermare quanto affermato furono allegate le dirette comunicazioni all’artista Bernardino Boifava delle esenzioni dei monumenti ai caduti di Sant’Arcangelo di Romagna e di Rimini.

Nella richiesta dell’ Associazione Combattenti si specifica inoltre che il loro concittadino, gerarca fascista, Arturo Marpicati aveva giudicato il monumento “una pregevole opera, intensamente mistica e espressiva”. Considerato quindi il comprovato valore si chiese al Prefetto di inoltrare la richiesta al Sottosegretario di Stato affinché “anche il Monumento ai caduti di Ghedi, patria del suddetto scultore, possa vincere la sua battaglia artistica”.

Il 4 aprile 1942 giunse la risposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri: “date le superiori esigenze delle industrie belliche (…) manca il modo di assecondare la richiesta”. Per quanto riguarda la valutazione del valore artistico del monumento venne rimarcato che “la rimozione del detto Monumento è stata autorizzata a seguito del nulla osta del Ministero dell’Educazione Nazionale”.

Nonostante il tardivo tentativo di esenzione e l’esito negativo della richiesta, il monumento però si salvò dalla requisizione e ancora può essere ammirato nella piazza di Ghedi.

[SM]

Fonti:

ASBS, Fondo Prefettura, b. 3877, fasc. "Sostituzione monumenti in bronzo con monumenti in marmo", 28 febbraio 1942

ASC Ghedi, "Denuncia e raccolta materiale di ferro, bronzo, ottone, ecc. 1926-1945"

Bonomi A., Spiazzi L., Bernardino Boifava scultore, Ghedi, 1988.