35° FANTERIA

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BOLOGNESI AL FRONTE

Autore: Marica Guccini

Tra i processi del Tribunale militare di guerra di Venezia vi è un procedimento a carico del tenente Umberto Ferrerio, che racconta tra le righe alcune vicende legate al 35° Reggimento Fanteria.

Nato come "Battaglione RR. Cacciatori a piedi" sorto in Toscana nel 1815, il 35° fanteria assume il suo nome definitivo con un decreto del 17 gennaio 1860. Nel 1905 la sua sede è trasferita a Bologna e, durante il periodo della Grande Guerra, assieme al reggimento gemello 36° di stanza a Modena costituisce la Brigata Pistoia, una delle prime truppe inviate sulla linea di combattimento dal 13 maggio 1915. La triste sorte del battaglione si manifesterà già tra l’8 e 10 giugno quando giunti sul Podgora, la collina di fronte a Gorizia detta anche Monte Calvario, i soldati sferrano quel primo attacco frontale che avrebbe mostrato il volto moderno del conflitto, ma a causa dell’inadeguata preparazione di artiglieria esso si risolve in un bagno di sangue per 55 bolognesi.

Il tenente di complemento del 6° Reggimento Bersaglieri, Umberto Ferrerio, di stanza a Bologna e già studente di veterinaria all’Alma Mater Studiorum, è denunciato per diffamazione perché la sera del 30 maggio 1915, nell’Osteria del Gardellino di via Toscana n. 42, raccontava a otto persone che il 35° fanteria era stato decimato al fronte dalla rivoltella degli ufficiali per non aver obbedito agli ordini.

La popolazione prestava grande attenzione a quanto si raccontava attorno al Battaglione nelle cui fila erano stati arruolati molti bolognesi, e tra i testimoni dell’accaduto vi sono nomi illustri della città come il pittore Augusto Majani, che racconta a Cesare Zanichelli di come il tenente fu visto per strada mentre: «pubblicamente dava notizie impressionanti a donne ivi raccolte di fatti avvenuti ad Udine nel 35 fanteria». Un altro testimone, l’imbianchino Mantovani, racconta poi che «un ufficiale, nipote del comm. Ferrerio, direttore dell’Istituto Ungarelli, avrebbe riferito che il 35° fanteria, attualmente in guerra, era stato decimato per una zuffa violenta avvenuta fra i soldati, e che a questo fatto sia stato egli stesso spettatore.»

Il Commendatore Luigi Ferrerio, direttore dell’Istituto Internazionale Ungarelli di Bologna e zio dell’imputato, si adopera per salvare il nipote dalla condanna per diffamazione fornendo prove dell’alcolismo cronico che era stata causa di morte del padre del soldato. Grazie all’influenza del facoltoso zio, Umberto Ferrerio è assolto perché dichiarato affetto da psicosi alcolica a decorso cronico, e così «le calunniose affermazioni [che] produssero in Bologna una penosa impressione anche perché il 35° Reggimento da molti anni è in quella città stanziato ed annovera fra le sue file molti richiamati di quelle regioni», vengono insabbiate.

DIDASCALIE

5E_1_Processo contro Umberto Ferrerio, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 759, fasc. n. 17.

5E_2-3-4_Copia conforme della sentenza contro Umberto Ferrerio, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 759, fasc. n. 17.

5E_5_Lettera di Cesare Zanichelli, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 15, busta n. 759, fasc. n. 17.

5E_6_Lettera di Luigi Ferrerio direttore dell’Istituto Internazionale Ungarelli, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 759, fasc. n. 17.

5E_7_Referto medico dell’imputato Umberto Ferrerio, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 759, fasc. n. 17.

Copyright immagini e documenti: Archivio di Stato di Bologna