XVII. Petrarca

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In Petrarca, come in Dante, cultura latina e volgare procedono appaiate. Petrarca dichiara però che la cultura più alta e importante è quella antica. Su tale convinzione basa anche il suo giudizio riduttivo su Dante in una famosa lettera a Boccaccio (vd. sotto Petrarca, Familiares, XXI, 15, 10-12, Petrarca vs Dante). Compito delle humanae litterae è capire e scandagliare le profondità dell’animo umano secondo l’esempio dei classici latini. Gli auctores latini sono riconosciuti come modello di umanità e valori esemplari (perseguiti anche nei generi riproposti o reinventati, in latino, come il De viris illustribus, 158. Ang. 2223): il cristianesimo li ha fatti proprî, costruendo una tradizione e una cultura classico-cristiana, la sua (cfr. La tradizione classico-cristiana), fondata sulla conoscenza dell’uomo e su un uso appropriato ed elegante della lingua e dello stile. La parola dei classici va quindi salvaguardata nella sua interezza, secondo un insegnamento che diffonde per l’Italia e l’Europa un nuovo umanesimo che vede Boccaccio entusiasticamente partecipe. Riesce così ad imporre già ai suoi contemporanei e poi ai successori anche un’idea di se stesso quale poeta-Auctor, la cui parola, in quanto classico, va seguita e preservata, fino a riprodurne le annotazioni e le varie lezioni (159. Casan. 924). Di Petrarca possediamo non solo l’autografo del Canzoniere (154. BAV, Vat. lat. 3195), ma anche oltre 60 manoscritti interamente di sua mano o annotati (155. BNCR, V. E. 1632), nonché le minute di alcuni componimenti del Canzoniere, che ci rivelano i suoi processi creativi (153. BAV, Vat. lat. 3196).

Petrarca diviene però un autore modello per l’intera Europa grazie soprattutto alle sue opere in volgare, il Canzoniere e i Trionfi, malgrado le tante e importanti opere latine prodotte. Le illustrazioni dei Trionfi costituiscono un rilevante capitolo della storia dell’arte umanistica e rinascimentale (si veda la decorazione del manoscritto 156. BANLC, 55 K 10, attribuita al celebre miniatore fiorentino Francesco di Antonio del Chierico [1433-1484] e ad un suo aiutante). Il Canzoniere è il Libro che rivela analiticamente ai lettori la storia dell’Io-Petrarca, di un’anima e delle sue contraddizioni, dal primo incontro con la donna amata, Laura, alla sua morte in giovane età (come Beatrice!). Laura è nome carico di molteplici sensi (la gloria del lauro, la poesia, la fama, la natura - l’aura -, ecc.) e tanto strumentalmente esibito a rappresentare ossessivamente l’Io del poeta, da far dubitare della sua esistenza gli stessi amici di Petrarca, a cominciare da Boccaccio (vd. sotto Petrarca, Familiares, II, 9, 20, Sull’esistenza di Laura). Con il Canzoniere inizia la storia dell’Io lirico moderno. 317 sui 366 componimenti del Libro sono sonetti: il sonetto, inventato alla Corte siciliana di Federico II, diviene la forma emblematica che segna l’intera poesia europea. La poesia celebra insieme la centralità del Soggetto e la sua rappresentazione in parole, ovvero la poesia come analisi dell’interiorità e suo trionfo verbale, come documentano, per la prima volta, anche gli insistenti dubbi e le varianti tramandate nelle minute di Petrarca giunte sino a noi (153. BAV, Vat. lat. 3196).

Petrarca, Seniles, VI, 2, Sulla sua libertàl’intellettuale professionale

«Dalle lettere che tu scrivesti all’amico mi avvedo che tu sei impensierito per la mia libertà. […] sta persuaso che finora quando ad altri poteva parere che io stessi sotto un durissimo giogo, mai uomo al mondo fu più libero di quel ch’io fossi. […] Libero dico nell’animo, poiché nel corpo e nelle altre cose si conviene per forza essere servi a chi può più di noi […] Se non spontaneamente e per legge d’amore io non potrei acconciarmi a lungo a servizio di chicchessia.»

 

Petrarca, Familiares, XXI, 15, 10-12, Petrarca vs Dante

«Ma dimmi, come è mai possibile ch’io invidi uno che dedicò tutta la vita a quegli studi cui io sacrificai appena il primo fiore della giovinezza, sì che quella che per lui fu, non so se unica, ma certo suprema arte, fu da me considerata uno scherzo, un sollazzo, un’esercitazione dell’ingegno?.»

 

Petrarca, Familiares, II, 9, 20, Sull’esistenza di Laura

«Che dici tu dunque? D’aver io inventato il bel nome di Laura perché di lei potessi parlare e per lei molti parlassero; ma che nel fatto nessuna Laura mi sta nel cuore, se non forse quel lauro dei poeti al quale è manifesto ch’io aspiro con lungo studio e indefesso; e di questa Laura viva, della quale fingo d’esser preso, tutto è artefatto; finti i mie versi, simulati i sospiri?»

Libri esposti: 153. Vat. lat. 3196, Codice degli abbozzi; 154. Vat. lat. 3195, Canzoniere; 155. Postille a Cicerone, Tusculanae disputationes; 156. Trionfi; 157. Virgilio, con note petrarchesche; 158. De viris illustribus, trad. di Donato degli Albanzani; 159. Canzoniere e Trionfi trascritti da B. Sanvito e annotati nel Cinquecento; 160. Vat. lat. 3197, Canzoniere e Trionfi di Petrarca, Commedia di Dante, esemplari di tipografia allestiti da Pietro Bembo; 161. Le cose volgari, Aldo Manuzio.