X. Agiografia e letteratura didattica

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I santi

Le vite dei santi offrivano ai fedeli una vasta gamma di modelli comportamentali (exempla, ‘esempi’). Per raggiungere il più alto numero di devoti e perché ormai le nuove lingue romanze stavano sempre più prendendo forma, alla già consolidata tradizione agiografica delle vitae latine si aggiunsero, impostate anche sulla base di esigenze e tradizioni locali, le versioni nelle lingue romanze. Nascono così i primi testi agiografici in volgare, dalla sequenza di Sant’Eulalia (della fine del IX sec., primo testo letterario in una lingua neolatina, il francese antico), al piccardo-vallone St.-Léger, alla Sancta Fides di Agen, al frammento limosino del Boecis, al poemetto anglonormanno St.-Alexis. Nella vita di s. Alessio (77. BAV, Vat. lat. 5334) l’esempio è offerto dalla stessa vita del santo. Le Vite esortano i fedeli all’imitazione di Cristo e dei suoi santi, ma agiscono nello stesso senso anche in rapporto ai nuovi generi letterari: nella delineazione dei contenuti e dei caratteri, e nelle strutture metrico-stilistiche, mostrano strette affinità con la nascente chanson de geste. La tradizione è rinvigorita nel XIII secolo, specialmente dai domenicani, che creano nuove raccolte di vitae sanctorum, cui i frati predicatori potevano attingere in ogni occasione per offrire ai fedeli comportamenti da imitare e perseguire: la diffusissima Legenda aurea di Iacopo da Varazze (78. BANLC, 41 E 4) ne rappresenta un esempio assai fortunato, che offre frequentemente modelli anche all’iconografia. La tradizione volgare continua peraltro a fornire versioni dedicate a singole vitae (Barlaam et Josaphat, 79. BAV, Reg. lat. 660), magari trasposte in forme teatrali (cfr. il Mistero di sant'Agnese, 143. BAV, Chig. C V 151 nella sezione XV), o a racconti di esperienze sensazionali (il Purgatorio di san Patrizio, 82. BAV, Reg. lat. 1514), accanto a raccolte come i Fioretti di san Francesco (80. BANLC, 51 E 46), dallo straordinario successo nei secoli successivi.

 

La moralità dei laici

Finalità morali e pedagogiche sono affidate anche ad opere di ambiente laico che spesso con immediato successo circolano in tutta l’Europa. Bonvesin da la Riva espone in latino il suo modello formativo nel De vita scholastica, ma usa il volgare nel De quinquaginta curialitatibus ad mensam, un galateo, in versi, di comportamento a tavola. Si volgarizzano anche opere latine di teologia e morale, come Li livre de moralités (dai Moralium dogma philosophorum attribuito a Guglielmo di Conches) e il Lucidaire (dall’Elucidarium di Onorio d'Autun), conservati nel manoscritto 82. BAV, Reg. lat. 1514, che offre un bell’esempio di ampia raccolta variamente composita (contiene anche il volgarizzamento francese del Secretum secretorum e della novella boccacciana di Griselda, ma dalla traduzione in latino fatta da Petrarca, di grande fortuna europea). Da analoghe e ormai più mondane, e perfino irridenti e “comiche” intenzioni ‘esemplari’ muove anche la produzione allegorico-didattica e favolistica riservata a un pubblico laico e cortese: i dits di Jean de Condé e il Roman de Renart, significativamente copiati accanto al Roman de la Rose (81. Casan. 1598), e l’Esopo moralizzato (nella traduzione italiana in versi di Accio Zucco, 83. BANLC, 51 A 61). L’Europa fissa così, in continua simbiosi fra ambienti ecclesiastici e laici, i suoi modelli di riferimento e i suoi fondamenti morali di lunga durata.

Libri esposti: 77. Chanson de Saint Alexis; 78. Iacopo da Varazze, Legendae sanctorum; 79. Livre de Barlaam et Josaphat; 80. Fioretti di san Francesco; 81. Guillaume de Lorris - Jean de Meun, Roman de la Rose; Confession et Pèlerinage Renart; Jean de Condé, Dits et contes; 82. Secret des Secrets; Brunetto Latini, Sur l’enseignement du parler et du taire; Jean Courtecuisse, Livre des Quatre Vertus; Livre de Moralités; Lucidaire; Griselda trad. di Philippe de Mezierès; Purgatorio di San Patrizio; estratti del Miroir historial di Jean de Vignay; 83. Esopo moralizzato, trad. di Accio Zucco.