VI. Enciclopedie

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Il libro e l’immagine del mondo

Platone nella Repubblica (IX 596d) fa dire a Socrate che esiste un modo mirabile di riprodurre il mondo. “E come?” chiede Glaucone, e Socrate risponde: “Basta che prendi uno specchio e lo porti attorno in tutte le direzioni. E farai presto il sole e ciò che è nel cielo, e presto la terra, e presto te stesso e gli altri animali ed oggetti e piante, e tutte quante le cose”. Per quanto piccolo, uno specchio è infatti in grado di riassumere un intero mondo. Con il concetto di ‘specchio/speculum (Vincenzo di Beauvais, Speculum doctrinale, 46. BANLC, 52 F 2) o di thesaurus come massimo accumulo di ricchezza in minimo spazio (Brunetto Latini, Livres dou Tresor, 47. BANLC, 51 G 17) i medievali rielaborarono il concetto greco di «Enkyklios paideia», che durerà fino al XVII secolo come ciclo completo e chiuso delle discipline (talvolta eccezionalmente aperto anche ad esperienze diverse, come nella combinatoria universale dei saperi del catalano Raimondo Lullo, 50. BANLC, 44 A 3). Una totalità conclusa, come il corpo per le membra, o come la sfera per il cosmo. Poiché il mondo è chiuso dal globo dell'ultima sfera, e poiché le discipline sono parti di sapere in rapporto alle regioni del mondo, a un mondo finito devono corrispondere descrizioni e saperi finiti (49. BAV, Barb. lat. 4110, Restoro d’Arezzo, La composizione del mondo e 51. BANLC, 43 C 38 Fazio degli Uberti, Dittamondo). L’immagine del ciclo e del cerchio è tipica delle rappresentazioni delle arti e delle scienze dall’antichità al Rinascimento, così come la struttura chiusa e preordinata per discipline delle biblioteche. Un sapere totale che è esplicitamente iscritto nello spazio descritto dalla Geografia di Tolomeo (64. BAV, Urb. lat. 275 nella sezione VII).

 

L’enciclopedia e la Parola

Altra forma, tipicamente medievale, di conoscenza universale, di costruzione enciclopedica dei concetti, è l'etimologia, la derivazione, spesso del tutto artificiosa, delle res dai verba e viceversa: è il metodo scelto da Isidoro di Siviglia nelle Etymologiae (44. BANLC, 46 F 13), la più grande enciclopedia alto-medievale, che attraverso l’etimologia risale dai nomi all’essenza delle cose nella convinzione, derivata dal linguaggio adamitico, che la ricerca del rapporto tra nome e cosa sia un risalire al loro statuto originario. Non diverso è l’intento di compilazioni più tarde come le Magnae derivationes di Uguccione da Pisa (45. BAV, Vat. lat. 7641), utilizzate anche da Dante.

Libri esposti: 44. Isidoro, Etymologiae; 45. Uguccione da Pisa, Liber derivationum; 46. Vincenzo di Beauvais, Speculum maius; 47. Brunetto Latini, Tresor, volg. di Bono Giamboni; 48. Livre de Sidrac; 49. Restoro d'Arezzo, La composizione del mondo; 50. Raimondo Lullo, Llibre felix de les meravelles del mon; 51. Fazio degli Uberti, Dittamondo; 52. Al-Safadi, al-Wafi bi-al-wafayat, ‘Enciclopedia di uomini illustri’.