VI. Attilio Bertolucci

Nell'autunno del 1935 un affiatato gruppo di giovani studenti della facoltà di lettere di Bologna inizia a frequentare le lezioni di storia dell'arte del professor Roberto Longhi e rimane affascinato dall'insegnamento eccentrico e incisivo del maestro. Tra questi, ci sono Giorgio Bassani e Attilio Bertolucci.

I due scrittori emiliani, le cui strade si sono divise al termine del percorso di studi, dopo la guerra riallacciano i rapporti per mezzo di un fitto scambio epistolare. Nel 1951 Bertolucci si trasferisce con la famiglia a Roma, ritrovando finalmente il vecchio amico, che lo introduce presto nell'ambiente letterario romano, presentandogli tra gli altri Pier Paolo Pasolini e Elsa Morante. Nella capitale entrambi si impegnano a valorizzare il lavoro artistico dell'altro, concedendosi spazio a vicenda nelle riviste di cui sono redattori («Botteghe Oscure» per Bassani, «Paragone» e «Il gatto selvatico» per Bertolucci) e collaborando a progetti comuni (si pensi alle traduzioni di Bassani nell'antologia Poesia straniera del Novecento curata da Bertolucci e al lavoro condotto dal poeta di Parma per la Rai, quando l'amico ne è vicepresidente). Ma soprattutto sono vicini anche nei momenti più difficili: è noto che Bassani pubblica il primo capitolo de La camera da letto, strappandone il manoscritto dalle mani di un Bertolucci in clinica per una crisi psichica.

I due scrittori sono dunque uniti da un forte legame, giustificato non solo da una durevole e affettuosa amicizia, ma anche dalla consapevolezza di avere una comune formazione e un comune modo di pensare e fare letteratura. Tant'è che Bassani, in Un'intervista inedita (1991), afferma: «Esiste comunque un poeta italiano, che io ritengo molto simile a me, cioè Attilio Bertolucci. Ecco un poeta vero!».