Il cuoco per tutti

Una guerra lunga e dalle caratteristiche ‘totali’, come è stata la prima guerra mondiale, costringeva a non tener conto solo delle necessità dell’esercito ma anche quelle della popolazione civile coinvolta essa stessa negli sforzi tesi a raggiungere la vittoria finale. L’approvvigionamento andava garantito a tutta la nazione in guerra e per questo progressivamente divenne sempre più centrale e pervasivo il ruolo dello Stato attraverso la creazione di nuovi divisioni amministrative o enti divenuti in qualche caso ministeri con fini bellici quali quello della Armi e munizioni oppure degli Approvvigionamenti e dei consumi alimentari.

La prima guerra totale della storia non aveva soltanto cambiato completamente i rapporti tra le nazioni e prodotto il massacro di milioni di giovani al fronte; aveva anche profondamente inciso nella vita interna dei paesi, provocando mutamenti irreversibili nelle funzioni dello Stato e nei rapporti tra poteri pubblici e popolazione. I civili divennero per la prima volta protagonisti della guerra, sia come vittime della violenza degli eserciti o dei governi, sia come attori della complessa vita economico-sociale organizzata nel fronte interno di tutti i paesi belligeranti.

L’alimentazione della truppa e quella dei civili sono dunque due facce della stessa medaglia: se da un lato la questione del sostentamento delle truppe rappresentava un nodo cruciale per l’inaspettato protrarsi del conflitto, dall’altro la progressiva riduzione dei generi alimentari dovuta sia ai razionamenti e alle requisizioni messe in atto dal governo, sia alle spoliazioni e alle razzie da parte delle truppe nemiche, rendeva sempre più difficili le condizioni in cui versava la popolazione, con conseguenze drastiche sulla natalità e sulla diffusione delle malattie.

Proprio il protrarsi della guerra rese sempre più precario il difficile equilibrio tra prima linea e fronte interno nella ricerca dei mezzi di sostentamento. Le difficoltà a reperire i generi di prima necessità portarono da un lato a cambiare forzosamente le abitudini alimentari, sia in termini di quantità che qualità dei cibi, dall’altro ad escogitare mezzi e tecnologie in grado di fornire un’alternativa ai tradizionali metodi di produzione e consumo.

La dieta vide una notevole riduzione dei consumi di carne e burro, sostituiti da olio, legumi e ortaggi che divennero gli ingredienti principali dei tanti ricettari di cucina in tempi di ristrettezze economiche. La fame e i razionamenti spinsero i cittadini ad un’agricoltura di sopravvivenza con la trasformazione del proprio giardino in terreno coltivato, e le pubblicazioni del periodo su come coltivare l’orto di guerra sottolineavano l’assoluta necessità di rendere produttivo ogni appezzamento disponibile.

Anche la crisi granaria ebbe la sua parte nella diffusione di prodotti più “economici” rispetto al pane tradizionale, non solo in termini di costo del prodotto ma anche di rapporto tra quantità di alimento e sostanze nutritive apportate.

Il concetto di economia venne quindi esteso ad ogni aspetto della vita quotidiana: dal riutilizzo degli scarti per la preparazione dei cibi, all’invenzione di nuovi metodi di cottura, alla coltivazione degli orti di guerra, allo sviluppo di tecniche innovative per la produzione del pane.

La sezione A casa affronta il tema dell'alimentazione della popolazione civile attraverso due percorsi: Alimentazione in tempo di guerra, in cui si tratta il tema degli alimenti e della nutrizione; Orti di guerra, che affronta il tema della trasformazione dei giardini in terreni coltivati.