La reintegra del tratturo Castel di Sangro-Lucera

print this page

Il lavoro delle reintegre consisteva nell’effettuare nuove misure dei suoli tratturali e nell’apporre, nel terreno, delle colonnine di pietra, dette Titoli, sulle quali erano scolpite le lettere R.T.( Regio Tratturo). e nell’elaborare relazioni nelle quali si dava conto di ciò che era stato rilevato in sede di accesso ai luoghi. Questi lavori di ricognizione e misurazione dei tratturi avevano lo scopo di rilevare lo stato di conservazione degli stessi e di individuare eventuali usurpazioni di suolo, a cui si tentava di porre rimedio infliggendo multe severe agli usurpatori illegali. (doc.)

L’operazione delle reintegre aveva, dunque, tre obiettivi: 1. La conservazione delle vie armentizie, 2. La soluzione di controversie di confine e giurisdizione, 3. La suddivisione del Tavoliere tra le locazioni e l’attribuzione dei pascoli ai proprietari delle greggi.

Il tratturo Castel Di Sangro-Lucera ha origine da quello di Pescasseroli, più precisamente dalla Taverna di Valle Salice, non lontano dal  cosiddetto “Ponte della Zittola”, in tenimento di Castel di Sangro e termina in tenimento di Lucera, ove si incontra col tratturo che da Celano va a Foggia. Sulla sua origine si hanno poche notizie, l’unica attestazione certa risale ai tempi della reintegra voluta da Vicerè di Toledo ( 1532-1553 ).

Nel 1574 il Doganiere Fabrizio di Sangro volle adoperarsi per tutelare i tratturi ma malgrado questa operazione, essi continuarono ad essere occupati abusivamente, tanto che si dovette ordinare una nuova ricognizione nel 1600 ad opera dell’Uditore della Dogana, Lelio Ricciardi. Risultata infruttuosa tale operazione il Re di Spagna, Filippo IV, ordinò una nuova generale reintegra, incaricandone il Reggente D’Ettore Capecelatro che la terminò nel 1651. Per la reintegra del nostro tratturo fu delegato Lucio Figliola, Uditore dell’Abruzzo Citra. Nel 1712 fu nuovamente reintegrato dall’Avvocato Fiscale Don Alfonso Crivelli che, allora, era al governo della Dogana.

Dal giugno 1810 al Maggio 1811 fu reintegrato dal commissario del tavoliere Francesco Saverio De Cesare.

In forza del Regio Decreto del 9 Ottobre 1826, lo stesso tratturo fu reintegrato da Don Pasquale Balestrierei, dal 10 luglio al 10 ottobre 1843, per disposizione del Cav. Domenico Petroni, Intendente della Capitanata, al quale l’incarico venne affidato direttamente dal Re di Napoli. Fu accertata un lunghezza di 71 miglia, 531 passi circa con larghezza di 59, versure 12 e catene 13. La superficie occupata da edifici, piantagioni e colture ammontava a 20 versure e 28 passi.

Nel 1875 il Ministero delle Finanze (direzione Generale del Demanio) con circolare del 18 marzo, fondata sulla legge 26 febbraio 1865 n. 2168, ordinava una nuova ricognizione dei tratturi, tratturelli, bracci e riposi, affidandone l’esecuzione agli uffici della Forestale di Foggia. Il tratto della provincia di Campobasso, compreso fra Gambatesa e Rionero Sannitico fu eseguita, dal 17 settembre 1881 al 5 agosto 1883, dall’incaricato Sig. Eduardo Bonamici e dal Geometra Carlo Ciampi. La lunghezza accertata, nella provincia di Campobasso, era di 78 Km e 384 m, con un’estensione di 870 ettari. La superficie occupata in ettari 78, era ripartita in 181 verbali a carico di proprietari confinanti. Il valore medio del suolo si calcolava in 800 lire l’ettaro.